Riciclo chimico e biodigestori: le nuove tecnologie per chiudere il ciclo dei rifiuti in Toscana

Fonte Greenreport.it - 10 Marzo 2022

Riciclo chimico e biodigestori: le nuove tecnologie per chiudere il ciclo dei rifiuti in Toscana – Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

In Toscana generiamo ogni anno circa 12,25 mln di ton di rifiuti (tra urbani e speciali), a fronte di una dotazione impiantistica cronicamente insufficiente a trattarli, soprattutto per quanto riguarda le frazioni non riciclabili meccanicamente, ovvero quelle soluzioni industriali ormai tradizionali che – si pensi al caso della plastica – selezionano, triturano, lavano e infine fondono i materiali raccolti da cittadini e imprese in modo differenziato per arrivare a generare nuovi prodotti.

Ma oltre al riciclo (meccanico) c’è di più: secondo lo studio appena presentato da Cispel e Confindustria Toscana in Consiglio regionale, per colmare il gap e arrivare a traguardare gli obiettivi europei sull’economia circolare al 2030 è necessario dotarci in primis di nuovi biodigestori (in grado di gestire almeno 700mila ton/anno di rifiuti) ed impianti di riciclo chimico o recupero energetico (per altre 597mila ton/anno). Di cosa si tratta?

[…]

Riciclo chimico

Il riciclo chimico mediante la tecnologia waste to chemicals rappresenta una soluzione tecnologica che permette di chiudere il ciclo recuperando i rifiuti plastici e secchi non riciclabili meccanicamente. La tecnologia consente di trasformare il carbonio e l’idrogeno contenuti in questi rifiuti per ottenere molecole re-impiegabili come elementi di partenza per nuovi prodotti o carburanti sostenibili.

Si tratta di una tecnologia presentata lo scorso autunno dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa insieme a NextChem, ovvero la controllata della multinazionale italiana Maire Tecnimont che opera nel campo della chimica verde e della transizione energetica, in grado di valorizzare in modo più sostenibile quei rifiuti altrimenti destinati a termovalorizzazione o discarica, come plasmix (le plastiche difficili o impossibili da riciclare che residuano dalla raccolta differenziata) o CSS (il Combustibile solido secondario che si ottiene dal processo di trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati).

A partire da un processo di ossidazione parziale (ovvero senza combustione completa), la tecnologia NextChem prevede la conversione chimica delle molecole di idrogeno, carbonio e ossigeno contenute in questi rifiuti – gli stessi elementi compongono oltre il 90% del corpo umano – in un gas di sintesi detto syngas, che è un prodotto chimico particolarmente pregiato: una volta purificato, il syngas può essere utilizzato tal quale (ad esempio in siderurgia, al posto del polverino di carbone o del gas naturale) oppure trasformato in prodotti come etanolo, metanolo e idrogeno, che rappresentano elementi chiave per la transizione ecologica, potendo trovare impieghi per chimica di base, carburanti sostenibili e molti altri processi produttivi.

Al contrario di quanto accade con la termovalorizzazione dei rifiuti (una tecnologia molto diversa dal riciclo chimico, come chiarito sin dalla direttiva CEE 75/2010), questa soluzione permette di evitare emissioni di inquinanti in atmosfera e di ridurre complessivamente – considerando anche quelle evitate a monte e a valle del processo, ovvero guardando all’intera analisi del ciclo di vita (Lca) – fino al 90% le emissioni di CO2 in atmosfera; la CO2 emessa dall’impianto di riciclo chimico è quasi esclusivamente una CO2 pura, che, anziché rilasciata in atmosfera, può essere liquefatta o compressa e impiegata per altri usi (dalla concimazione carbonica per le serre agricole alla refrigerazione).

Anche la maggior parte degli scarti solidi che esitano dal processo waste to chemicals possono essere re-impiegati in ottica circolare: si tratta di residui vetrificati da frazione inerte (idonei come materia prima seconda in campo edile-civile), zolfo (recuperabile nell’industria chimica) e fanghi (residui presenti nei rifiuti che vengono eliminati con il lavaggio per la purificazione del syngas e poi mandati a smaltimento, una quota molto piccola che rappresenta il 4% dei rifiuti in ingresso). Un approccio circolare a tutto tondo che si può integrare anche con altre tecnologie green, come il riciclo meccanico e l’elettrolisi per produrre idrogeno verde da rinnovabili, tanto che da NextChem parlano di Distretti circolari verdi più che di un impianto industriale operante in solitaria. […]