Produrre idrogeno dai rifiuti

Fonte ItaliaOggi - 5 Gennaio 2022

Produrre idrogeno dai rifiuti – ItaliaOggi.it

Il processo si chiama Waste to chemical. E permette di produrre idrogeno dai rifiuti. Genova potrebbe essere la prima città in Italia a sperimentare una nuova tipologia di impianti di riciclo nella zona del porto. L’utilizzo di simili strutture, della capacità di circa 160-200 mila tonnellate, arriva dal Giappone. E rientra nel nuovo piano regionale del ciclo dei rifiuti approvato poche settimane fa dalla Regione Liguria.

L’obiettivo è rendere la Liguria autonoma nello smaltimento dei rifiuti, interrompendone l’invio fuori regione e minimizzando gli impatti ambientali. L’iter si annuncia complesso. Ma la Regione pare decisa a proseguire nella definizione del progetto che prevede l’installazione dell’impianto.

I vertici istituzionali liguri, in particolare il governatore Giovanni Toti e il sindaco di Genova, Marco Bucci, entrambi esponenti del centrodestra, ne hanno parlato al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Sul dossier sarebbero già al lavoro i tecnici di Iren e di NextChem, società del gruppo Maire Tecnimont che ha messo a punto la tecnologia Waste to chemical.

La giunta regionale, per avviare il progetto, intende sfruttare le risorse messe a disposizione dal Pnrr nel capitolo «miglioramento della capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e avanzamento del paradigma dell’economia circolare». Nello specifico si punta a ottenere parte dei 1,5 miliardi di euro stanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per la realizzazione di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti e l’ammodernamento di strutture esistenti, oppure una quota dei 600 milioni destinati alla «realizzazione di progetti faro di economia circolare per filiere industriali strategiche».

Secondo l’assessore regionale all’Ambiente, Giacomo Giampedrone, il progetto «sta a metà tra la produzione di idrogeno e di biometanolo. Un tema che andrà molto discusso, ma che perlomeno ha aperto il dibattito. Il prodotto non viene bruciato, ma trasformato: si tratta di un impianto chimico, che ha quindi delle criticità da sviscerare. Ho chiesto al ministro Roberto Cingolani che questa iniziativa di chiusura del ciclo diventi un progetto pilota per il paese».

Lo stesso Giampedrone ha ammesso che al momento il progetto è nella fase iniziale del suo iter, e che riuscire ad arrivare in fondo è tutt’altro che scontato. Secondo la Regione, però, i tempi sono stretti. Per due ragioni: innanzitutto perché la finestra temporale per candidare l’iniziativa alle risorse del Pnrr si chiude il prossimo 14 febbraio. E in secondo luogo perché, in caso positivo, l’opera dovrà essere realizzata entro il 2026.

Come ha riportato il Secolo XIX, i tecnici della Regione Liguria hanno già elencato le caratteristiche del polo di trasformazione: l’impianto dovrebbe essere in grado di processare dalle 160 alle 200 mila tonnellate di rifiuti l’anno, sullo schema delle strutture presenti in Giappone, per un investimento stimato in circa 300 milioni di euro, di cui la metà proveniente dai fondi europei per la ripresa dell’Italia. Le aree individuate per ospitare l’impianto di riciclo sarebbero due: l’ex-Ilva di Cornigliano e Vado Ligure. In entrambi i casi si tratterebbe di zone adiacenti ai rispettivi porti.